MILTON GLASER GRAFICO STATUNITENSE
Milton Glaser designer del ventesimo secolo.
Il pensiero di Milton Glaser, espresso nel corso di un’intervista:
Permettimi di fare un’affermazione generale su come un designer o un artista lavora al suo miglior livello. Il miglior lavoro emerge dall’osservazione di fenomeni che esistono indipendentemente gli uni dagli altri. Ciò che il designer intuisce è il legame, o i legami. Egli vede un modo per unificare eventi separati e creare una forma unificante, un’esperienza nella quale questa nuova unità fornisce una nuova visione.
Nato 26/06/1929 (The Bronx, New York, Stati Uniti) Morto 26/06/2020 (Manhattan, New York, Stati Uniti)
Milton Glaser è il più famoso rappresentante della scuola della grafica americana contemporanea.
Lavora a New York, dove è nato nel 1929 da genitori immigrati negli USA dall’Ungheria, e dove è stato per vent’anni l’animatore del celebre “The Push Pin Studio”, uno studio di design che Glaser fondò nel 1954, reduce dall’aver studiato l’arte dell’incisione in Italia, a Bologna, alla scuola di Giorgio Morandi.
Glaser opera in tutti i campi della comunicazione visiva con una sensibilità che lo porta a spaziare dall’Art Nouveau ai procedimenti narrativi del fumetto: è autore di manifesti pubblicitari e di copertine di riviste, è illustratore di libri e designer di giocattoli, creatore di marchi e inventore di vari caratteri tipografici.
Famosissimo è il suo profilo del cantante Bob Dylan che, come ricorda lo stesso Glaser nel suo libro intitolato Graphic design, gli è stato ispirato da un autoritratto ritagliato su carta del pittore francese Marcel Duchamp.
Glaser ha aggiunto al semplice profilo maschile un elemento grafico molto particolare: la forma e il colore dei capelli, che gli sono stati suggeriti dalla tradizione della decorazione araba.
Da questa straordinaria combinazione è nato uno stile particolarissimo, e imitato dai grafici di tutti i paesi, che molti considerano tipicamente “americano” mentre in realtà è il frutto di una esperienza culturale complessa.
Esaminiamo meglio questa grafica: il volume del nero è circa una volta e mezzo quello del bianco creando un bilanciamento ottico, per staccare il tutto aggiunge una zona di colore dissonante rappresentata dai capelli.
Qui sopra è riprodotto un manifesto dedicato a un trombettista jazz africano (Hugh Masekela). La forma del sorriso, che richiama l’apertura delle lettere utilizzate, conferisce all’insieme una particolare finezza grafica.
Sotto un esempio di alfabeto chiamato “Babycurls”. Con questo font, che utilizza caratteri cilindrici, Glaser ha realizzato un manifesto di un festival cinematografico.
Sopra il manifesto cinematografico rappresentato da una spogliarellista che mentre si toglie i vestiti e si gira, ruotano simultaneamente anche i caratteri finché si legge la parola Festi-Films.
Sopra un divertente biglietto d’auguri di Natale e di buon anno creato da Milton Glaser per una casa di produzioni cinematografiche.
Milton Glaser ha imparato l’arte dell’incisione a Bologna, in Italia, alla scuola di Giorgio Morandi.
Imparare a incidere significa imparare a conoscere a fondo l’arte della stampa, un’arte appunto, con una tradizione antica e prestigiosa; e questo biglietto è stato realizzato da Glaster proprio servendosi di un particolare procedimento di stampa artistica, applicato in questo caso a un moderno processo industriale.
Si tratta di una tecnica chiamata Split Fount, basata sulla miscela degli inchiostri.
In pratica funziona così: sul cilindro inchiostatore del tiraprove della fotolito si dispongono diversi colori; quando il cilindro gira si sposta leggermente in senso longitudinale, provocando un parziale mescolamento tra i colori adiacenti.
Quando l’effetto quando è riportato sulla carta si ottengono effetti fantastici.
La stessa tecnica è stata usata per il manifesto riprodotto qui sopra, realizzato per annunciare un’esposizione di design (oggetti d’arredamento e mobili) Art Déco.
Qui il risultato cromatico della miscela dei colori è accentuato dal giallo di fondo della carta.
Tradizionale invece la tecnica usata per il ritratto: penna, inchiostro e guazzo.
La persona riprodotta è la moglie di Glaser, Shirley, che ha posato come modella per la copertina di un libro di François Mauriac.
Quest’opera rivela in pieno la formazione culturale di Glaser, che, di origine ungherese, ha studiato profondamente l’arte europea.
Infine qui sotto una delle opere più famose di Glaser: il manifesto realizzato nel 1967 in occasione del primo festival musicale della Temple University di Filadelfia.
Di grande eleganza e linearità (una semplice chiave di violino che si sviluppa in fiore) è diventato il simbolo del festival.